I Tessuti Kuba
Una delle più interessanti produzioni tessili dell’Africa per quanto riguarda l’uso del segno è, senza dubbio, quella dei Kuba. I Kuba, costituiscono una grande confederazione tribale che risiede in Congo, nella regione del fiume Kasai, i cui principali gruppi etnici sono i bushoong, gli shoowa, gli ngongo e gli ngeende.
I segni riportati sui tessuti Kuba sono il risultato di un singolare sincretismo afro-arabo-europeo che ha la sua origine nei primi contatti con i mercanti arabi e portoghesi, arrivati sulle coste africane già dal XV secolo. Elementi dei paramenti liturgici europei e appartenenti ai tessuti arabi sono evidenti nella produzione Kuba: motivi ortogonali, spine di pesce, croci, losanghe, quadrati, greche che si intersecano e danno vita ad una grande quantità di modelli: Molambo (dito), Bisha Koto (schiena di coccodrillo), Nyinga (fumo), Misinga (lacci), Mikope Ngoma (i tamburi di Mikope).
E’ stato calcolato che gli shoowa per realizzare i loro splendidi tessuti, noti come i “velluti del Kasai”, si avvalgono di almeno i 2/3 delle forme geometriche conosciute (John Gillow – Tessuti africani, pag. 196). Tra i motivi più curiosi c’è certamente quello detto “pneumatico”, che si ispira alle impronte lasciate sulla sabbia dalle prime moto dei colonialisti belgi.
Sotto il profilo religioso, di particolare interesse risultano due simboli utilizzati dai bushoong :
§ Woot, padre generatore di tutti gli uomini, primo re, primo antenato, capostipite della dinastia bushoong che veglia su tutti gli uomini;
§ Imbol, simbolo del “mediatore”, “colui che trasmette la conoscenza”, ovvero l’intermediario tra gli uomini e la divinità.
L′intrecciarsi del simbolo Woot con il simbolo Imbol fino, talvolta, alla fusione dell’uno nell’altro, rappresenta il legame tra il mondo degli spiriti e quello degli uomini.
I tessuti Kuba, gonne da ballo, grembiuli o stuoie che siano, hanno la funzione primaria di abiti ed ornamenti utilizzati nelle cerimonie più rilevanti: dall’importanza del tessuto, dalla sua qualità, dal colore, dalla lunghezza (alcune gonne cerimoniali possono misurare fino a 10 metri) si evince a prima vista il rango di chi li indossa. In origine, erano impiegati anche per avvolgere il corpo del defunto, in modo che lo stesso fosse riconosciuto e integrato nella comunità degli antenati. Le caratteristiche di leggerezza e facile trasportabilità hanno fatto sì che i tessuti Kuba siano stati utilizzati anche come vera e propria valuta, prontamente e universalmente accettata nell’ambito della confederazione.
La materia prima dei tessuti Kuba, detti “musese”, è la fibra vegetale ottenuta dalla palma “Raphia vinifera”. La parte utile viene staccata dalle foglie più giovani ed essiccata al sole, poi tagliata a strisce sottili, intrecciata dagli uomini con un semplice telaio e ricamata dalle donne. Le fibre di rafia hanno una lunghezza di 50-70 cm al massimo e i Kuba non conoscono un metodo per attorcigliare l’una all’altra le varie estremità: per questo motivo le pezze, chiamate “mbol”, hanno una dimensione contenuta. I tessuti vengono immersi nell’acqua, avvolti in stracci ed impilati allo scopo di renderli più morbidi e lucenti come seta. I tessuti degli shoowa, realizzati con la tecnica del ricamo in modo da ottenere effetti simili alla ciniglia, sono il risultato del lavoro delle donne che masticano delicatamente le estremità dei fili di rafia per poi arrotolarli sulle cosce.